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In questo articolo scoprirai in cosa consiste la pratica di stretching e quali sono le tipologie più in uso nella pratica sportiva e non.

Con il termine “stretching” intendiamo alcuni esercizi che hanno l’obiettivo di allungare un muscolo o una serie di muscoli.

Esso è largamente utilizzato nella pratica sportiva e amatoriale sia nel pre che nel post allenamento.

L’idea che sta alla base dello stretching è proprio quella di allungare la muscolatura soggetta ad accorciamento durante la seduta di allenamento.

Negli anni lo stretching è stato largamente studiato e ne sono state distinte diverse tipologie con differenti obbiettivi e modi di applicazione:

  • Attivo
  • Passivo
  • Dinamico
  • Balistico
  • PNF (Propioceptive Neuromuscolar Facilitation)
stretching

Stretching attivo

Lo stretching attivo consiste nell’allungamento del muscolo target (agonista) tramite la contrazione del suo antagonista. 

Questo è probabilmente quello più utilizzato soprattutto dagli amatori per la sua semplicità esecutiva e sicurezza.

Esso non necessita dell’utilizzo di alcuno strumento o attrezzo esterno e l’intensità del gesto è controllata dall’esecutore stesso.

Per essere efficace la posizione di allungamento va mantenuta per diversi secondi per più serie di esercizio.

Stretching passivo

A differenza di quello attivo lo stretching passivo per favorire l’allungamento di un muscolo si avvale di forze esterne per generare la tensione richiesta.

Questa tensione può essere generata da parte del proprio corpo, da un operatore o da un attrezzo o macchinario apposito.

Anche in questo caso per essere realmente efficace la posizione va mantenuta per diversi secondi.

Questa tipologia di stretching viene utilizzata spesso nel recupero post allenamento o in riabilitazione.

Stretching dinamico

Lo stretching dinamico differisce dai precedenti sotto diversi aspetti, infatti come dice il nome stesso si fonda sulla dinamica e non sulla statica.

L’obbiettivo di questo è l’aumento dell’escursione articolari fino ai limiti consentiti

dall’articolazione stessa.

Stretching balistico

Quello balistico è sensibilmente diverso rispetto ai primi due trattati ma molto simile a quello dinamico.

La differenza sostanziale tra questi due risiede nel fatto che lo stretching balistico intende superare la soglia di mobilità fisiologica dell’articolazione posta in allungamento.

Questa metodica è sconsigliata agli amatori e si consiglia di svolgerla sotto controllo di un operatore esperto.

Pnf (Propioceptive Neuromuscolar Facilitation)

Il PNF vede la sua massima espressione nella pratica riabilitativa più che in quella sportiva, difficilmente può essere svolto senza l’aiuto di un operatore.

Il procedimento del PNF è differente da tutte le altre metodologie precedentemente illustrate ed è forse il più complesso di queste.

L’obbiettivo è rilassare la muscolatura sfruttando e alternando fasi di contrazione e di allungamento, l’intero procedimento è diviso in 4 fasi:

  • Raggiungere il massimo allungamento consentito in modo graduale
  • Eseguire una contrazione isometrica per 15-20” in massimo allungamento
  • Rilassare il muscolo target, quindi quello soggetto a contrazione precedentemente
  • Allungare nuovamente quest’ultimo per ulteriori 30”

Ora dovresti avere le idee un po’ più chiare sul vasto mondo dello stretching, ma i concetti da scoprire sono ancora moltissimi …

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