Distorsione della caviglia: come può avvenire.
E’ una giornata bellissima, il sole splende e gli uccelli cinguettano.
Le energie sono al massimo e pensi bene di sfruttarle per una bella corsa rigenerante per le strade del quartiere.
Scarpe, orologio, musica nelle orecchie e via si parte.
Fai il primo chilometro, poi il secondo, il terso e cosi via. Ti senti di poter correre per altri dieci chilometri se non fosse per un errore che quasi tutti commettono quando corrono: non guardare per terra.
E in me che non si dica metti il piede in fallo in una buca.
Il dolore lo senti ma sei troppo gasato per la corsa, se non fosse che a un certo punto il dolore aumenta, il piede si gonfia e tu devi tornare a casa zoppicando e maledicendo.
Questo qui che hai letto caro mio è solo uno dei tanti esempi di come può avvenire una distorsione di caviglia.
Ma di cosa si tratta e come possiamo valutarla ed affrontarla?
Distorsione della caviglia: cosa è nello specifico?
La distorsione della caviglia è uno degli eventi traumatici di più frequente riscontro in pronto soccorso e riguarda il 75% di tutti i traumi della caviglia.
Si calcola che ogni giorno si verifichi un nuovo caso ogni 10.000 abitanti (quindi 5000 distorsioni di caviglia ogni giorno in Italia).
Questa lesione capsulo legamentosa è causata da una sollecitazione esagerata dell’articolazione di grado lieve (distensione legamenti) o grave (rottura e alterazione ossea).
Ma perchè?
Il più frequente meccanismo traumatico è rappresentato dalla adduzione forzata e dal varismo forzato, per cui vengono fortemente sollecitate le formazioni articolari esterne producendo lesioni emorragiche microscopiche e lieve versamento sieroso mentre, altre volte, si producono vere rotture dei legamenti, parziali o totali, o disinserzioni, prossimali o distali, associate a lacerazioni della capsula e della sinoviale, con versamento endoarticolare ematico o siero-ematico.
La stabilità della caviglia è assicurata postero-lateralmente dai tendini dei muscoli peronieri e medialmente dai tendini del tibiale anteriore, flessore lungo allude e flessore lungo dita.
In flessione plantare il legamento peroneo astragalico anteriore è teso e più esposto a lesione rispetto a quello posteriore.
Le distorsioni gravi di questa articolazione possono provocare una destabilizzazione del mortaio, di solito accompagnata anche da frattura.
Distorsione della caviglia e gradi di severità
I danni ai legamenti hanno tre gradi di gravità:
Grado I
Lieve strappo del legamento con gonfiore lieve. È possibile camminare avvertendo solo un leggero dolore.
Grado II
E’ uno strappo più importante ma dal dolore moderato; vi sono tuttavia gonfiore e lividi. Camminare provoca dolore.
Grado III
Si tratta di una rottura completa del legamento interessato o dei legamenti, con gonfiore grave e lividi. La caviglia è instabile e “traballante”. Camminare non è possibile.
Distorsione della caviglia e test del cassetto
L’instabilità dell’articolazione della caviglia è valutata clinicamente con un test chiamato test del cassetto anteriore.
Con il ginocchio piegato a 90° si stabilizza la tibia è si applica una spinta in avanti sul tallone, una sublussazione anteriore più grande di 4mm è considerata anormale.
Un positivo segno del cassetto anteriore suggerisce che il legamento calcaneo peroneale e il legamento astragalo-fibulare posteriore sono stati danneggiati. I
n fase acuta il dolore può invalidare questo test a meno che il paziente è sotto anestesia. In più il nervo peroneale e surale possono bloccare la spinta del test
Distorsione della caviglia: quali sono le fasi del trattamento?
Fase I: acuta
Include il riposo, la protezione della caviglia e la riduzione del gonfiore.
La crioterapia diminuisce l’infiammazione e l’edema per vasocostrizione, diminuendo secondari danni ipossici e aumenta il grado di mobilità. Deve essere continuata intermittente per 24h dal trauma.
La compressione può essere eseguita con l’uso di vari metodi di bendaggi che provvedono a sopportare e promuovere il riassorbimento dell’edema.
Fase II: subacuta
Include il ripristino della gamma di movimento, forza e flessibilità.
L’immediata mobilitazione mostra un tempestivo ritorno al lavoro poichè si è notato che l’immobilizzazione prolungata prolunga il periodo di prima disabilità, dovuta all’atrofia dei muscoli concomitanti e adesione articolare.
Può risultare neccessario l’uso di sostegni articolari per la caviglia permette la prima riabilitazione poiché ha un effetto benefico sull’edema e il dolore, permettendo un grado di mobilità protetta, migliorando la nutrizione della cartilagine articolare, e permettendo un minor danno articolare.
In questa fase e in assenza di dolore preferire l’uso di esercizi isometrici.
Fase III: cronica
Inizialmente usare esercizi isotonici che producono una tensione muscolare con un cambio di lunghezza quindi movimento.
Se possibile devono essere eseguiti esercizi dove la tensione muscolare è costante durante tutto l’arco dell’esercizio senza dimenticare il rafforzamento del gluteo medio per la stabilità iliaca e prevenire l’abassamento dal lato di dove è avvenuta la distorsione di caviglia.
Alla fine sono richiesti esercizi propriocettivi.
Fase IV: ritorno alle attività
l ritorno all’attività comincia con cammino su una dritta linea procedendo a piccoli passi, dopo corsa avanti e dietro, poi curve, zigzag e figure a 8.
In conclusione
“Dottò ma quando potrò tornare a giocare e correre?”
Questa è una delle domande che spesso può venirci posta dal cliente.
La risposta è: dipende.
Dipende dalla gravita della distorsione e da quanto il soggetto si impegni nel recupero e nella rieducazione.
L’importante non è tanto il tempo quanto l’affrontare un programma di rieducazione specifico non solo per il soggetto ma per la sua vita quotidiana sia che si tratti del calciatore di serie A che della nonna che porta a spasso il nipote che del corridore amatoriale.