Giorgetti in tribunale: il ministro testimonia nel processo contro la trasmissione “Report”
In un’aula del tribunale di Varese, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha partecipato come teste in un processo per diffamazione di alto profilo. L’inchiesta coinvolge il noto programma di Rai3 “Report”, con accuse rivolte ai giornalisti Sigfrido Ranucci e Giorgio Mottola per presunta diffusione di informazioni ingannevoli in un paio di episodi trasmessi nell’ottobre del 2020.
la difesa di Giorgetti sulle accuse per l’ippodromo di Varese
Durante la sua deposizione, durata circa 40 minuti, Giorgetti ha risposto alle domande del procuratore Maria Claudia Contini riguardo all’episodio di “Report” che lo accusava di influenze indebite. In particolare, si imputava a una sua presunta azione di favoritismo l’assegnazione di concessioni all’interno dell’ippodromo di Varese in favore del Pony Club Le Bettole, un’associazione legata alla sua famiglia.
Il ministro ha dichiarato che l’accordo era basato su un contratto di comodato d’uso stipulato con la società responsabile della gestione dell’ippodromo. Ha evidenziato che il contratto era diventato insostenibile dal punto di vista economico e che nessuna pressione politica è stata esercitata né da parte sua né da ufficiali locali, inclusi i sindaci leghisti, su questa vicenda. Giorgetti ha tenuto a precisare che il cambio di colore politico dell’amministrazione comunale non ha influenzato le decisioni relative al contratto e ha spiegato come le insinuazioni rilanciate dalla trasmissione siano state infondate e fuorvianti rispetto alla verità dei fatti.
controversie intorno al presunto favoritismo verso l’avvocato Mascetti
Nel secondo episodio contestato dalla difesa, “Report” ha ipotizzato il coinvolgimento di Giorgetti in un’agitata rete di favoritismi verso l’avvocato Andrea Mascetti, figura a lui legata da una lunga conoscenza. I giornalisti al centro del processo hanno insinuato che tale legame avrebbe portato a vantaggi professionali immeritati per Mascetti, facendone un esempio di nuova “tangentopoli” o di una forma di “padrinaggio mafioso”.
Durante l’udienza, Giorgetti ha negato categoricamente qualsiasi favore o intercessione in favore di Mascetti. Ha espresso indignazione non solo personale, ma anche in difesa della reputazione di tutti coloro legati dalle accuse infamanti. La libertà di stampa, ha affermato Giorgetti, è un principio inviolabile della democrazia, ma la diffusione di informazioni errate richiede un intervento. Il ministro, pur generalmente contrario all’uso delle querele verso i giornalisti, ha sottolineato la necessità che la stampa rettifichi le notizie inesatte.
il clima teso tra politica e media
Il processo in corso a Varese riflette un più ampio clima di tensioni tra l’apparato politico e i media in Italia, dove cresce il dibattito sul ruolo della stampa e sui limiti del giornalismo investigativo. Le conclusioni del caso potrebbero avere conseguenze significative non solo per i protagonisti del processo, ma anche per il pubblico, che continua a osservare con interesse un tema cruciale per il funzionamento di una democrazia informata.
Le udienze continueranno nei prossimi mesi, perseguendo un chiarimento sulle responsabilità nella trasmissione di informazioni false e sull’importanza di un corretto rapporto tra verità giornalistica e narrativa mediatica. La vicenda aggiunge un ulteriore tassello alla riflessione necessaria su come influenza e potere possono plasmare la percezione pubblica delle notizie.
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