La straordinaria vita di Stuart Long: da pugile a prete nonostante le avversità

La storia di Stuart Long, raccontata nel film “Father Stu” con Mark Wahlberg e Mel Gibson, è quella di un viaggio straordinario e intenso verso la spiritualità. Nato pugile e attore, Stuart affronta una serie di sfide che lo portano a una drammatica trasformazione personale e spirituale. La sua vita, segnata da eventi intensi e dalla ricerca del significato, culmina in un’esistenza dedicata al sacerdozio.

l’infanzia turbolenta di Stuart: le radici di una vita straordinaria

Stuart Long nasce il 26 luglio 1963 a Seattle, Washington, e cresce nella piccola comunità di Helena, nel Montana. Figlio di Bill e Kathleen Long, fin da piccolo Stuart si distingue per un carattere ribelle e irriverente. Queste doti personali, unite alle dinamiche familiari complesse, contribuiscono a un’infanzia segnata da conflitti e ribellioni. La separazione dei genitori ha un impatto significativo su di lui, alimentando una continua ricerca di identità e appartenenza.

Durante gli anni dell’adolescenza, Stuart scopre la sua passione per lo sport, un campo nel quale eccelle grazie alla sua determinazione e forza fisica. Dopo il diploma alla Capital High School di Helena, intraprende gli studi presso il Carroll College, un’istituzione cattolica locale. Durante questo periodo, Stuart si dedica con successo al football e alla boxe, conquistando il titolo di campione dei Golden Gloves nel Montana nel 1985. Questo successo sembra aprirgli le porte di un futuro promettente come pugile professionista. Tuttavia, un grave infortunio alla mascella lo costringe a interrompere bruscamente la sua carriera sportiva.

il sogno di Hollywood e la crisi esistenziale

Nonostante il colpo subito dalla sua carriera pugilistica, Stuart non si arrende e si trasferisce a Los Angeles nel 1987, sperando di realizzare un nuovo sogno: diventare attore. La sua vita nella Città degli Angeli è un altalenarsi di successi e delusioni, costellata da audizioni fallite e impieghi umili per garantirsi di che vivere. L’ambiente frenetico di Hollywood alimenta però anche una spirale di eccessi e disillusione, portando Stuart a riflettere sul vero significato della vita.

Nel 1992, un incidente motociclistico quasi fatale porta Stuart a riconsiderare tutto. Investito da un’auto, subisce gravi lesioni che lo lasciano in bilico tra la vita e la morte. Durante il lungo ricovero, vive un’esperienza di pre-morte che lascia un segno profondo su di lui, spingendolo a cercare un senso più profondo alla propria esistenza. È in questi momenti di vulnerabilità e introspezione che Stuart comincia a intravedere una luce verso una nuova direzione: la spiritualità.

il risveglio spirituale e la chiamata al sacerdozio

Dopo essersi miracolosamente ripreso dall’incidente, Stuart inizia un viaggio di avvicinamento alla fede cattolica. Incontra una comunità di credenti che lo accoglie e lo ispira a riflettere sulla possibilità di una vita dedicata al servizio del prossimo. Nel 1994, si battezza con l’obiettivo iniziale di sposare la sua fidanzata Cindy, ma ben presto avverte una chiamata più profonda verso il sacerdozio.

Per verificare la sua vocazione, Stuart decide di trascorrere del tempo insegnando in una scuola cattolica a Mission Hills, California, dove ha anche l’occasione di allenare la squadra di lotta. Dopo tre anni trascorsi in questo ruolo, sente che è giunto il momento di avanzare nella sua ricerca spirituale più radicale. Si trasferisce nel Bronx, New York, e inizia un percorso con i Frati Francescani del Rinnovamento, prima di essere indirizzato al sacerdozio diocesano.

Nel 2003, accettato come seminarista per la Diocesi di Helena, Stuart viene inviato al Mount Angel Seminary in Oregon per completare la sua formazione. Nonostante le sfide incontrate durante questo percorso, la sua determinazione rimane incrollabile mentre cerca di rispondere appieno alla sua chiamata spirituale.

la diagnosi devastante e il cammino verso il sacerdozio

Proprio quando la sua vocazione sembra trovare un percorso stabile, Stuart inizia a mostrare inspiegabili problemi fisici. Ciò che inizialmente appare come un lieve inconveniente si trasforma in qualcosa di più serio, portandolo a una serie di esami medici approfonditi. Ciò che i medici all’inizio identificano come polimiosite si rivela poi una condizione ben più grave: la miosite a corpi inclusi, una malattia muscolare progressiva simile alla SLA. Questa diagnosi rappresenta una svolta drammatica.

Nonostante la sfida devastante della malattia, Stuart non perde mai la fede né la motivazione per perseguire il suo obiettivo. Ordinate sacerdote nel 2007, riesce così a vivere il suo ministero, pur essendo costretto su una sedia a rotelle. Il suo esempio di perseveranza e fede diviene una fonte di ispirazione per molti, e il suo ministero lascia un’impronta indelebile in tutti coloro che ha incontrato lungo il suo cammino.

un’eredità di fede e ispirazione

Malgrado il deterioramento fisico che peggiora nel tempo, Stuart Long continua a trasmettere il suo messaggio di fede e resilienza anche dal letto d’ospedale, luogo dal quale è costretto a operare negli ultimi anni della sua vita. La sofferenza diviene una parte cruciale del suo insegnamento, trasformandolo in una testimonianza vivente di sacrificio, forza e dedizione.

Padre Stu muore il 9 giugno 2014 a 50 anni, lasciando dietro di sé una scia di ispirazione e un’eredità spirituale narrativa di grande impatto trasformativamente positiva. La sua storia, una miscela indimenticabile di gloria sportiva, sogni di Hollywood e un percorso religioso imprevedibile, rimane un faro per chiunque cerchi di comprendere il valore del coraggio e della fede di fronte alle più gravi avversità della vita.

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